Intervista a Chiara Geminiani

di Raffaella Candoli

Si intitola “Pensieri leggeri” ed è la prima e recente pubblicazione di un libro autobiografico, edito da Farnedi, scritto da Chiara Geminiani, insegnante di lingue presso una scuola superiore di Cesena.
Dopo averlo letto tutto d’un fiato, perché tale è l’atteggiamento che coglie il lettore che diventa compartecipe della vicenda raccontata con assoluta abilità lessicale, ci si ritrova a chiedersi il significato del titolo. Perché, quella sorta di diario racconta in modo più delicato che leggero, ma anche con assoluta concretezza, un percorso interiore ed esteriore determinato da una malattia femminile: un tumore al seno, da cui l’autrice fortunatamente è uscita non senza un intervento demolitivo e ricostruttivo.
_Chiara, questo libro permette ad estranei, insomma ai lettori, di penetrare nel suo intimo, di conoscere i suoi travagli e le sue consolazioni, di vivere “in diretta” fatti così privati come l’asportazione di un seno, la caduta dei capelli, l’imbarazzo e la vanità, e poi di condividere una rinascita, una “ricostruzione”. Perché ha voluto pubblicare questa sua esperienza di vita?
“In effetti me lo chiedo spesso. Diciamo che le parole sono scaturite quasi da sole durante il periodo della malattia. Ho deciso di fermarle sulla carta perché avevo bisogno di assimilarle, di prendere tempo, di rileggere in modo più oggettivo quello che mi stava capitando. Quindi la scrittura è stata davvero terapeutica per me. Poi una mia carissima amica mi ha spronato a osare, a pensare di far pubblicare questi ‘pensierini’ e mi ha convinta, sostenendo che forse sarebbero potuti risultare utili a qualcun altro”.
_Lei arriva a dire che in fondo, il soffrire, l’aver avuto una malattia può essere una fortuna.
In che senso?
“Nel senso che una malattia ci sospende. Ci costringe inevitabilmente a fermarci, spezza il ritmo della nostra quotidianità e spesso sconvolge tutto. Eppure, questo terremoto può diventare un’opportunità, un’occasione per rimettere in ordine un po’ le nostre cose, per capire quali sono le vere priorità della nostra esistenza, per scoprire chi davvero ci vuole bene. E’ difficile accettare una malattia ed è impensabile accoglierla come un dono, sul momento. Tuttavia, col tempo, può diventare la nostra via privilegiata per essere o diventare più pienamente noi stessi. Questo effetto non è solo delle malattie, ma un po’ di tutte le sofferenze che ci possono capitare. Viviamo in un mondo che ci abitua ad anestetizzare immediatamente il dolore, ad evitarlo, mentre in realtà è solo quando attraversiamo la sofferenza che maturiamo tantissimo! La perdita di una persona cara, un dolore inatteso, sono ferite che non si rimarginano, sono esperienze che tolgono, è vero, ma in questa azione di scavo ci svuotano per consentirci di fare spazio a qualcos’altro”.
_Chi sono gli angeli umani cui dedica il libro? E in che modo l’avere Fede l’ha aiutata in questo percorso?
“Questa definizione mi è venuta d’istinto pensando alle tante persone che, nelle piccole e grandi cose, hanno dimostrato in modo molto concreto di volermi bene. Ricevere una telefonata, trovare i panni stirati o la cena preparata in una giornata particolarmente faticosa, sono segni meravigliosi della presenza di un Dio attento ai nostri bisogni. Ecco, nessuno ha mai visto Dio, ma io posso dire di averlo incontrato e di aver sentito forte il suo abbraccio ogni giorno, soprattutto quando stavo male, proprio grazie ai suoi angeli umani. Indubbiamente la fede è stata ed è tuttora fondamentale in questo percorso perché l’ha alleggerito, mi ha permesso di sorridere nonostante tutto e di guardare sempre avanti con fiducia. Perché io credo che la fede non sia altro che questo, buttarsi nelle mani di Dio, lasciarsi abbracciare da Lui in ogni momento, non solo quando c’è un problema ma anche quando va tutto bene, perché tutto viene da Lui e dobbiamo sempre ringraziare”.
_Ritiene che l’aver messo inchiostro su carta questi suoi pensieri possa aiutare altre donne che si trovano ad affrontare quanto lei ha vissuto?
“Ne sarei davvero felice! Se questo volumetto riuscisse ad essere anche solo un po’ utile a qualcuno sarei immensamente grata alla mia malattia! Certo, non ho assolutamente la pretesa che queste paginette possano assomigliare a qualcosa di letterario. Sono solo pensierini, mi piace definirli così, perché sono spontanei, semplici, vengono direttamente dal cuore. E’ chiaro che si tratta di un libro un po’ “spudorato” nel senso letterale del termine, perché mi espone tantissimo. Tuttavia, pur ritenendomi estremamente riservata, ho deciso di raccontarmi sperando proprio che questi sprazzi di vita vissuta possano essere di aiuto a chi, come me, sta lottando contro una malattia che, purtroppo, è sempre più frequente ma che, fortunatamente, è sempre più guaribile”.

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