di Giovanni Paganelli (*)
Una delle strategie più innovative e promettenti nella lotta contro i tumori è rappresentata dai radiofarmaci. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, si tratta di composti scarsamente tossici che offrono buone possibilità di successo in molte occasioni. Cercherò di spiegare con parole semplici di che cosa si tratta e come funzionano queste nuove “armi” antitumorali . Con il termine radiofarmaci si intende una vasta gamma di composti radioattivi usati in medicina nucleare per la diagnosi e terapia di numerosi tumori. Essi sono formati da una componente specifica per il tumore, solitamente una proteina o parte di essa, e una particella carica di energia (radioisotopo) in grado di colpire anche una singola cellula tumorale. In genere i radiofarmaci non hanno effetti collaterali farmacologici (nausea, vomito, dolore) perché nella maggior parte dei casi sono usati in quantità minime. La componente radioattiva può causare un calo di globuli bianchi, ma in modo lieve e reversibile nel 20-30% dei casi. Dal punto di vista terapeutico però offrono diversi vantaggi: la possibilità di convogliare energia in un determinato organo o zona del corpo malata. La capacità, determinata dalla parte radioattiva, di essere visibili e misurabili all’interno del corpo del paziente mediante particolari macchine dette gamma camere. I radiofarmaci sono selettivi, agiscono cioè danneggiando il nucleo (DNA) della cellula tumorale, risparmiando i tessuti circostanti perchè l’energia veicolata è ovviamente una piccola quantità ma molto localizzata. Un po’ come la goccia d’acqua che cadendo sempre sullo stesso punto alla lunga scava la pietra! L’insieme di questi fattori fa sì che questi composti risultino generalmente meno tossici e meglio tollerati rispetto ad altri trattamenti quali la chemioterapia standard. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che essendo molto specifici non possono essere usati in tutti i tumori.Per il momento la scelta dei radioisotopi (o radionuclidi) a scopi terapeutici è abbastanza limitata. I più utilizzati sono lo Iodio 131, l’Ittrio-90, il Samario 153 ed il Lutezio 177. Lo Iodio 131 è utilizzato nella terapia dei tumori della tiroide e rappresenta il modello più sperimentato e sicuro di radiofarmaco. L’Ittrio-90, è considerato uno dei migliori radionuclidi terapeutici ed è impiegato, in associazione ad altre terapie, nella cura dei linfomi, dei tumori neuroendocrini e di alcuni tumori cerebrali. Il Samario-153 viene utilizzato nel trattamento del dolore nelle metastasi ossee da tumore della mamella e della prostata.Il Lutezio-177 ha caratteristiche simili a quelle dello iodio131 e del 90Y e sembra essere molto promettente. E’ apparso recentemente un lavoro scientifico da parte di un gruppo di ricercatori olandesi che ha dimostrato come in terapia recettoriale (anti recettori tumorali) la stessa molecola legata a ittrio–90 o lutezio-177 abbia dato il doppio di risposte obiettive complete. In parole semplici il tumore è scomparso dal 20 al 40% dei casi trattati. Sia presso l’ IEO di Milano che presso l’ IRST di Meldola è partita una sperimentazione nei tumori neuroendocrini, una forma rara di tumori che solitamente non risponde alla chemioterapia che utilizza questi proiettili intelligenti. La sfida per il futuro è quella di individuare sempre nuove molecole e di renderle disponibili a tutti e non solo in pochi centri di eccellenza. Per far questo bisogna investire in ricerca e innovazione e finalmente presso l’IRST di Meldola si sta costruendo la prima Radiofarmacia in Europa che distribuirà radiofarmaci terapeutici per uso umano. Bisogna dare ai giovani ricercatori la possibilità di mettere in pratica le loro conoscenze e il loro entusiasmo nella lotta contro il cancro. Le nuove scoperte solitamente nascono da una buona idea, che rappresenta il 10% del lavoro, e da tanta fatica e tenacia che rappresentano il 90% dell’impresa. Il tempo per raggiungere l’obiettivo è scandito dai finanziamenti e dalle persone che riusciremo a avere al nostro fianco per vincere questa sfida.
(*) Direttore della Divisione di Medicina Nucleare dell’IEO di Milano
Consulente Scientifico IRST di Meldola e Area Vasta Romagnola.